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Giorgio Albertazzi

Il “grande vecchio” del teatro italiano



Dario Fo, Rame, Albertazzi

Avrebbe compiuto cento anni il 20 agosto 2023 Giorgio Albertazzi, uno dei più grandi e poliedrici protagonisti dello spettacolo italiano che tuttavia si definirà attore con la “coscienza infelice” per la sua storia personale. Nato a Fiesole nel 1923, aderisce infatti appena ventenne alla Repubblica di Salò militando nella Guardia Nazionale Repubblicana per poi fondare nel 1946 ad Ancona una compagnia teatrale ispirata a idee anarchiche e dove inizia la carriera artistica, finché nello stesso anno viene arrestato per i trascorsi nella Rsi e, dopo diciotto mesi di carcere, processato e assolto nel 1948 anche grazie alle varie amnistie.

Nel 1949 debutta al Maggio Musicale Fiorentino diretto da Luchino Visconti - che peraltro gli riconosce il dono della capacità di impallidire in scena condivisa solo con Eleonora Duse - ma appare anche nei fotoromanzi e nel 1951 per la prima volta al cinema. Intanto, l’anno successivo, arriva alla soglia della laurea in architettura conservando sempre il rimpianto di essere un architetto e uno scrittore mancato, forse perché incoraggiato dal grandissimo successo nella neonata tv italiana. Già nel 1954 difatti, recita in diretta Romeo e Giulietta di Shakespeare nel suo programma La prosa del venerdì, ma la vera fama arriva l’anno seguente per Appuntamento con la novella in cui legge celebri brani di letteratura. Diventa così uno dei primi divi del secondo Dopoguerra e amato a tal punto che una sera, al Teatro alla Scala, la Cavalleria rusticana viene posticipata per permettere la visione della sua trasmissione su uno schermo installato nel foyer.

Protagonista indiscusso degli sceneggiati Rai anche come regista, Albertazzi grazie alla bella voce si cimenta altresì nei radiodrammi, nel doppiaggio e nell’incisione di dischi in cui, dal 1961, legge D’Annunzio, Eliot, Dante, Leopardi, Neruda, Petrarca e altri grandi autori.

Il cinema continua a ingaggiarlo, ma la sua passione resta il teatro dove è attore, autore e regista e si distingue inoltre tra i più apprezzati interpreti di Shakespeare meritando - dopo il successo dell’Amleto diretto da Franco Zeffirelli in cartellone per due mesi al teatro Old Vic di Londra - la collocazione della sua fotografia nella galleria dei grandi shakespeariani del Royal National Theatre quale unico attore non di lingua inglese.

Nella lunga carriera in palcoscenico - spesso affiancato da Bianca Toccafondi e Anna Proclemer compagne di vita e di lavoro - gli entusiastici consensi sono talvolta oscurati da feroci ostilità per motivazioni ideologiche conseguenti al suo passato politico. Un passato indubbiamente scomodo che lui tuttavia non rinnegherà mai, considerandolo anzi la fase di un ideale in continua evoluzione fino a diventare “un anarchico di centro”, passando per gli spettacoli nelle fabbriche occupate e la partecipazione ai cortei del Sessantotto, e per due candidature, una nel 1976 con il Partito Radicale - del quale sostiene le leggi sul divorzio e sull’aborto - e, un’altra, vent’anni dopo, nelle liste del centrodestra.

Ottiene la direzione del Festival di Taormina (1995-2001) e del Teatro di Roma (2002), mentre dalla salda amicizia con Dario Fo nasce una significativa collaborazione per Il diavolo con le zinne (1997) e per la serie di lezioni televisive Il teatro in Italia (2004).

Giorgio Albertazzi muore il 28 maggio 2016. A quasi novantatré anni era “il grande vecchio” del teatro italiano: nel 2009 aveva letto per la Rai La Divina commedia tra le rovine del terremoto dell'Aquila.

And. Jel.



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