Classe 1964, un passato da attore di cabaret, una candidatura all’Oscar, il drammaturgo londinese è oggi uno dei più apprezzati autori, registi e sceneggiatori del panorama anglosassone
Di Martina Panachia
“Primo giorno del trimestre: ecco arrivare i piccoli proletari del quartiere. I futuri idraulici, commessi e sicuramente anche qualche terrorista. Un tempo sequestravamo sigarette e giornaletti porno, ora coltelli e dosi di crack e cocaina. E lo chiamano progresso!”. Queste le parole dell’insegnante di Storia, Barbara Covett, in apertura del film Diario di uno scandalo. Due docenti magistralmente interpretate rispettivamente da Judi Dench e Cate Blanchett protagoniste di una drammatica vicenda diretta da Richard Eyre.
Nel film, uscito nel 2006, a potenziare il cast compaiono anche Bill Nighy e una giovane Juno Temple. Ma Diario di uno scandalo, candidato a quattro premi Oscar tra cui quello per la miglior sceneggiatura non originale, spicca appunto per il brillante script firmato dal drammaturgo londinese Patrick Marber. Classe 1964, un passato da attore di cabaret, Marber è oggi uno dei più apprezzati autori di teatro e sceneggiatori anglosassoni con esperienze anche nella regia teatrale, avendo portato in scena anche direttamente alcuni dei suoi testi.
Ma per soffermarci ancora all’ambito cinematografico non possiamo certo dimenticare l’iconica immagine di Natalie Portman nelle vesti di una seducente stripper che rapisce lo spettatore con la sua parrucca rosa in Closerdel regista Mike Nichols il quale ha firmato pellicole famose come Chi ha paura di Virginia Woolf?, Il laureato, Silkwood, Una donna in carriera, A proposito di Henry, Piume di struzzo e tante altre. Nel 2004 attori come Jude Law, Julia Roberts, Clive Owen e la stessa Portman si ritrovano tutti insieme a interpretare i quattro personaggi usciti proprio dalla penna di Marber. Infatti, Closerè tratto (con la sceneggiatura dello stesso autore) dall’omonima opera teatrale scritta nel 1997 che, unita ad altre due, sempre di Marber, La scelta del mazziere del ’95 e Howard Katz del 2001, formano una trilogia teatrale che mostra la Londra dei nostri giorni come ambientazione ideale nella quale dare vita alle vicende dei suoi personaggi. I tre testi furono portati in scena al National Theatre di Londra diretti, appunto, dallo stesso Marber.
Risale al 2006, invece, un nuovo lavoro del drammaturgo inglese, un adattamento ispirato a Dom Juan ou Le Festin de pierre (Don Giovanni o il convitato di pietra) di Jean-Baptiste Poquelin, conosciuto col nome di Molière.Anche in questo caso Patrick Marber colloca la sua storia nella Londra contemporanea, a partire già dal titolo,Don Juan in Soho. E mentre quella del drammaturgo e attore francese,messa in scena per la prima volta nel 1665 a Palais-Royal, è una commedia dai risvolti tragici, Marber ridefinisce il suo antieroe contemporaneo con ironia, innestandolo perfettamente nella società che rappresenta.
Quando pensiamo a Don Giovanni lo colleghiamo istantaneamente alla figura del seduttore e donnaiolo, e anche in questo adattamento non perde la sua caratteristica principale di libertino, di cui ormai incarna il simbolo universalmente riconosciuto e la cui prima comparsa risale al 1632 inL’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra dello spagnolo Tirso de Molina, ripreso, poi, a più battute nel corso dei secoli sia in campo teatrale che letterario ma anche cinematografico e musicale. Si pensi all’opera Mozart e al Don Giovanni Tenorio di Goldoni.
Il Don Juan in Soho viene portato in scena la prima volta il 6 dicembre 2006 sotto la direzione di Michael Grandage, con protagonista l’attore gallese Rhys Ifans (Harry Potter e i doni della morte parte 1, House of the Dragon, Notting Hill, The Amazing Spider-man, Anonymous). Sul palco del teatro Donmar Warehouse di Londra viene rappresentata la lussuriosa vita del DJ“Don Giovanni”, personalità seducente ed eccessiva, con un’accentuata amoralità, che frequenta ovviamente luoghi dissoluti come, appunto, Soho, famoso quartiere londinese a luci rosse.
Ad affiancare questo ambiguo e vitale personaggio, l’autore inserisce una serie di figure comprimarie come il compagno/servo Stan e la moglie Elvira il cui matrimonio viene ripetutamente macchiato dalle infedeltà del marito.
Marber riprende la commedia nel 2016 e la riporta in scena al teatro Wyndham’scon David Tennant (Harry Potter e il calice di fuoco, Doctor Who, Jessica Jones, Good Omens) curandone anche la regia.
Don Juan in Sohodi Marber è arrivato anche in Italia grazie ad una produzione della Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini e la regia di Gabriele Russo. Si tratta in realtà di una ripresa, in quanto lo spettacolo era già stato presentato nella scorsa stagione nello stesso Bellini di Napoli e poi in tournée. Nei già collaudati panni del seduttore DJ, uno scatenato Daniele Russo dà vita ad un incredibile divo punk, che riesce ad essere, allo stesso tempo, come il personaggio richiede, fascinoso e respingente, seduttivo e repellente, sintetizzando nella sua interpretazione le contraddizioni che si affastellano nella nostra confusa e dispersiva contemporaneità.
© Riproduzione Riservata
Comments