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Emma Dante e la sua "Misericordia"

Una storia ai limiti della dignità. Anna, Nuzza e Bettina vivono in un tugurio e tra un lavoro a maglia e l’altro si prendono cura del menomato Arturo. Poi la sera si offrono ai passanti in un clima spietato e decadente



Di Veronica Meddi


La carnalità è solo una parte dell’interezza del mondo sanguigno di Emma Dante. È come se, al cospetto delle sue opere, le idee sanguinino. Fu nel teatro greco di Siracusa che l’Antigone accese la sua vocazione, ma da lì la strada era segnata, con tutte le salite e le discese, Emma non poté fare altro che cercare e trovare il suo linguaggio folgorata dalle spalle di Kantor, a suo dire. Il ritmo è uno degli elementi fondamentali del suo teatro: la musica con tutti i suoi suoni dà motivo di esistere a movimenti – spesso volutamente ripetitivi – istintivi, di un’animalità concreta e sacra.

E così accade che l’attore, fuori dal senso del ridicolo, regali tutta la sua verità libera. Immedesimarsi nei suoi spettacoli significa uscire dal teatro e sentire attivato l’acido lattico sul proprio corpo.

La famiglia, microcosmo per eccellenza, è lo spazio in cui fa vivere costrette le sue creature che sono i suoi personaggi, che sono noi. In alcune scene, certo, mica in tutte. Ed è nel segreto del dialetto siciliano – Emma è palermitana – che gli attori riproducono una sonorità cruda e schietta nel far arrivare al destinatario, forte e chiaro, il messaggio; l’impatto ti spettina e ti cambia un’idea.

Il teatro di Emma Dante non è certo un teatro politico – per quanto in Italia siano in molti a occupare male le molte, troppe, poltrone, la gente che resta in piedi, scomoda e fuori, è decisamente in numero maggiore – è un teatro sociale, infatti, il suo. La stessa Dante afferma che a Palermo non si compiono azioni, si mettono in scena cerimonie. È nei visi sporchi che la regista, attrice teatrale e drammaturga, la cui produzione artistica spazia tra teatro, cinema, lirica e letteratura, sembra cercare un dio. Il suo primo spettacolo mPalermu nel 2001, e da lì molte le opere da lei create e realizzate, Le sorelle Macaluso (2014), La scortecata (2017), Pupo di zucchero (2021), e tutte sembrano portare un sigillo in cera lacca, rossa, calda.

Dal 19 al 30 aprile porta in scena Misericordia al Mercadante di Napoli, e in un atto unico della durata di 80 minuti. Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi e Simone Zambelli presteranno la loro presenza per raccontare la storia di una famiglia ai limiti della dignità. Anna, Nuzza e Bettina vivono in un tugurio e tutte e tre scelgono di prendersi cura di Arturo, un ragazzo menomato rimasto solo dopo l’uccisione di sua madre, Lucia, vittima di un compagno sbagliato, violento, un non uomo, una di quelle inutili e ingombranti presenze aggressive perché eccessivamente e incontrollabilmente vigliacche.

Tre sorelle che vivono insieme e, tra un lavoro a maglia e un altro, intrecciano fili, dedicandosi a un passatempo meccanico per soffocare lo squallido dolore. Poi, la sera prostitute perché il corpo è il loro e scelgono di farne ciò che meglio credono, tanto tutto ormai sembra essere spietatamente cadente. In questa immobilità asfittica e di cattivo odore – perché l’aria non cambia mai –, c’è il contraltare opposto di chi si muove agitato come una bestemmia che cerca perdono per una colpa non sua, il giovane maschio di casa,’u picciutteddu. Arturo, affetto da qualche disturbo, non riesce a bloccare i suoi movimenti, il dolore c’è e in qualche modo deve uscire, crederà – se crede – la sua mente malata e sofferente. Come nelle migliori drammaturgie, un deus ex machina penserà bene di giocare un altro colpo di scena che porterà le tre donne a non poter più tenere con loro il ragazzo. Valigia pronta, per dove non importa. Ma prima il racconto di Lucia la zoppa, sua madre, che voleva assomigliare a Marilyn Monroe e ballava per tutti con la sua radiolina scassata da cui usciva la musica di una speranza, di un sogno o molti di più.

È questo mondo che con un’urgenza impellente, Emma Dante vuole raccontare. Gli ultimi forse resteranno ultimi, ma nel suo teatro saranno attuali protagonisti indiscussi come antichi eroi tragici.


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